Uri
Chiesa N.S. della Pazienza
La Chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Pazienza si trova a Uri in piazza Vittorio Veneto o Carrela ‘e Cheja. Il primo documento di cui si ha testimonianza della chiesa è il Condaghe di San Pietro di Silki (XI-XII secolo). La chiesa è di stile tardo romanico, come si avvince da alcune tracce architettoniche emerse nella facciata, durante i restauri del 1998 e del 2007-2008, individuabili in alcune pietre di taglio differenti per forma e grandezza. La chiesa è stata oggetto di Visita Pastorale da parte del Canonico Turritano rev. Dom. Agostino Zonquello nel marzo del 1553 e da parte del monsignor Giovanni Pilo nel dicembre del 1555. Nella prima visita, la stessa viene chiamata come Chiesa Parrocchiale della Beata Vergine ed era costituita da un altare maggiore con un’immagine raffigurante la Pietà e tre altari laterali: uno dedicato a San Quirico (proveniente dalla Chiesa del villaggio abbandonato di Giusei), uno dedicato al Santissimo Crocifisso e uno dedicato a Santo Stefano. Come previsto in ogni chiesa parrocchiale, anche qui erano presenti il fonte battesimale e la sacrestia. Probabilmente sul finire del XVII secolo la chiesa ha subito ingenti modifiche, che le hanno dato una forma ed uno stile rinascimentale, conservato in parte anche attualmente. La necessità del momento fu dovuta all’incremento della popolazione che passò da quarantotto unità familiari nel 1589 a centosedici nel 1678, imponendo per l’esigenza di culto l’allargamento della chiesa. Il titolo attuale di “Santa Maria della Pazienza” lo troviamo per la prima volta riportato nella relazione della Visita Pastorale del 18 febbraio 1688, tenuta dall’arcivescovo di Sassari Giovanni Morillo-Velarde. Dall’analisi dei Quinque Libri Parrocchiali e più precisamente in quello dei defunti, nel 1715 viene citato per la prima volta il titolo per esteso della Chiesa “Parroquia de la Sacralissima Virgen de la Passiencia de la presente villa.” Sempre grazie alla lettura dei Quinque Libri, è stata appurata l’esistenza di un cimitero adiacente alla chiesa utilizzato sino del XIX secolo.
L’edificio presenta una facciata a capanna realizzata con blocchi di trachite locale, di pezzature differenti. La torre campanaria a canna quadrata, aveva una copertura a cupola, che crollò nel 1917 a causa di una tromba d’aria. L’interno è a navata unica, absidata con tre cappelle per lato. Il pavimento è ricoperto di lastre in marmo grigio e consente l’accesso a quattro cripte sotterranee, utilizzate fino al 1840. Sull’altare maggiore è collocata la lapide del rettore Antonio Maria Figoni Ligios, zio del più famoso canonico Spano. L’estetica attuale della chiesa è frutto di un intervento invasivo della metà del novecento, voluto dall’allora parroco del paese Giovanni Volpi, il quale volle conferire all’edificio un aspetto classicheggiante. L’impianto attuale della chiesa risale presumibilmente alla seconda metà del settecento, mentre ulteriori rimaneggiamenti sono avvenuti verso la metà del secolo scorso. La celebrazione principale inizia il 12 settembre con la recita dei vespri, mentre il giorno seguente si onora la Madonna con la Messa solenne, cui segue la processione per le vie del paese. Il simulacro viene scortato dalle Confraternite, dai cavalieri e da uomini e donne in abito tradizionale.