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Chiesa SS Gavino Proto e Gianuario

La chiesa parrocchiale dei Santi Gavino Proto e Gianuario si trova a Muros in via Roma ed è una lapide murata nella cappella di San Giovanni Battista a consentire di collocarne l’edificazione a fundamentis alla seconda metà del Seicento, per volere del nobile Don Francesco Martinez. L’abside invece è antecedente a questa data insieme all’altare dedicato ai Santi Martiri Turritani, patroni di Muros. La collocazione urbanistica e lo stemma turritano riprodotto al centro della volta della sacrestia, inducono a ipotizzare una primitiva funzione di oratorio privato o semipubblico, di proprietà della nobile famiglia murese. La semplice facciata della chiesa è del tipo piano con coronamento a capanna, caratterizzata fortemente dal portale timpanato con nicchia e oculo. La nicchia ospitava la piccola statua della Madonna con bambino, oggi collocata all’interno della chiesa. L’attuale planimetria della chiesa è il risultato di successive annessioni all’originale impianto, che si limitava all’area presbiteriale e all’abside. L’aula centrale, priva di aperture, è coperta con volta a botte, impostata su una esile cornice di imposta modanata. Lo spazio più significativo è però quello costituito dal presbiterio e dal corpo trasversale con le due cappelle laterali affrontate, oggi dedicate a sud a San Giovanni Battista e a nord all’Immacolata. Le due cappelle sono coperte con volta a botte, impostata su un’ampia fascia modanata. Prima dei restauri del 1980 il pavimento delle due cappelle era sopraelevato rispetto a quello dell’aula centrale. Quest’ultima presenta, solo per la cappella di San Giovanni, una lavorazione a motivi geometrici che divide il catino absidale dal presbiterio. La cappella dell’Immacolata è stata invece annessa solo nei primi anni del Novecento per volere dei coniugi benefattori Marianna Usai e Antonio Giuseppe Tolu. La parte più antica della chiesa è il presbiterio, coperto con volta a crociera e gemma pendula in chiave, raffigurante la Vergine Orante. Due dei peducci sui quali è impostata la volta sono scolpiti con figure antropomorfe, una maschile e una femminile. Il catino, tagliato a conchiglia, copre l’esedra absidale e presenta all’apice un motivo a sei foglie. Anche il sottarco è scomposto in lacunari e anch’esso decorato con motivi fitomorfi, tipici della tradizione decorativa sarda della fine del 500 e inizio del 600. La volta della sacrestia è decorata con un basso rilievo in stucco di semplice fattura e data la differenza tecnica con la quale sono stati eseguiti i diversi elementi vegetali rappresentati, sembrerebbe commissionata a stuccatori non locali dei quali però non si conosce nessuna informazione.

Fonte: Muros Centro Culturale Renato Loria, Territorio e patrimonio conoscere per valorizzare gallery editrice